PRIMO GIORNO
Fin dai documenti più antichi il senso del pellegrinaggio si mescola con la curiosità per i luoghi, le usanze e i linguaggi dei popoli incontrati. Una ricchezza di conoscenze che costituiscono un vero patrimonio di cultura. Etimologicamente peregrinus indica colui che attraversa i campi o le frontiere. Il pellegrino è chi cammina verso una meta e al tempo stesso è capace di cogliere il senso degli eventi, farli diventare propri e comunicarli come vera esperienza di vita. Il pellegrino coniuga il desiderio di preghiera e curiosità intellettuale per cogliere la bellezza del creato e quella costruita dalle mani degli uomini. Proprio la ricerca di bellezza nel presente e nel passato della terra magiara è il sentimento ha spinto una trentina di pellegrini della diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro a mettersi in cammino verso l’Ungheria, una terra particolarmente fiera delle proprie radici cristiane, simboleggiate nella magnifica corona d’oro e pietre preziose, di Stefano primo Re cristiano d’Ungheria Queste le voci dei pellegrini alla partenza da Arezzo. 22.08.2017
Se c’è un oggetto che più di tutte sentetizza la storia e la cultura ungherese, questa è la corona d’oro e pietre preziose che papa Silvestro II inviò a Stefano riconoscendolo così ufficialmente come il primo re cristiano d’Ungheria. Oggi è conservata nel palazzo del parlamento ungherese. Il legame forte, viscerale con la propria identità, con la propria storia è qualcosa che si respira in ogni angolo della capitale Budapest. È forse stato proprio questo legame che ha consentito al popolo ungherese di superare le tante prove che la storia gli ha messo di fronte: a partire dalla dominazione sotto l’impero ottomano e dall’unione con l’impero austriaco dissoltasi poi dolorosamente dopo la prima guerra mondiale con la perdita di una larga fetta di territorio: oltre 200mila chilometri annessi ai paesi circostanti, soprattutto Romania, Slovacchia e Jugoslavia. Dal 15 ottobre 1944 al gennaio 1945 il paese fu guidato dalle terribili croci frecciate: partito filonazista e antisemita, la cui pesante eredità ancora oggi aleggia in alcuni rigurgiti d’intolleranza e razzismo che scuotono il Paese. Infine, l’Ungheria della dominazione comunista. Una dominazione contro la quale il popolo ungherese scende in piazza nel 1956, innescando l’intervento dell’Armata rossa che porta alla morte di 3mila persone. Ma l’Ungheria di oggi, guidata dal controverso presidente Orban, è un paese che sembra nascondere sotto l’immagine di popolo fiero, paura e inquietudine. E così mentre si sancisce nel Preambolo alla nuova costituzione voluta dallo stesso Orban, il ruolo centrale del Cristianesimo nella vita della nazione, dall’altra si erigono muri contro i migranti dimenticando quanto il patrono Stefano scriveva più di mille anni fa: “Gli ospiti e gli stranieri devono occupare un posto nel tuo regno”. 22.08.2017
SECONDO GIORNO
L’unica capitale al mondo che contiene al suo interno due città; un territorio luogo d’incontro (e scontro) tra est e ovest, cristianesimo e islam, austriaci e magiari. Una terra che è stata protagonista del primo esperimento di Europa senza frontiere. Continua il nostro viaggio in Ungheria, alla scoperta delle radici dell’Est, assieme ai pellegrini della diocesi. 23.08.2017
TERZO GIORNO
Il nostro viaggio alla ricerca delle radici dell’Est arriva al santuario di Mariapocs, al confine orientale tra Ungheria e Ucraina. Si tratta di un luogo dal grande valore spirituale per gli ungheresi, che ospita la Madonna delle lacrime. Una devozione che unisce anche le diverse tradizioni: all’interno del santuario si celebra in rito bizantino e romano. Per i pellegrini aretini è stato come sentirsi a casa: il volto di Maria ha ricordato a molti quello della Madonna del Conforto. 24.08.2017
QUARTO GIORNO
Il cardinale Jozsef Mindszenty è stato uno dei più acerrimi nemici del regime comunista in Ungheria, un simbolo da abbattere. Condannato all’ergastolo, dopo un processo farsa, per otto anni non poté leggere testi sacri ed ebbe il divieto di inginocchiarsi; le guardie ricevettero l’ordine di interromperlo se cominciava a recitare preghiere. I pellegrini della diocesi, ricordando questo grande esempio, hanno pregato anche per le tante novità della Chiesa aretina e per il Sinodo diocesano Arezzo. 25.08.2017
QUINTO GIORNO
Un angolo di Budapest che parla italiano. Sono 6mila gli emigranti provenienti dal Bel Paese e residenti in Ungheria, una comunità in forte crescita. Quella italiana è la terza comunità di stranieri nella nazione di santo Stefano. Anche per questo, dagli anni ’90 esiste una parrocchia nel cuore di Buda interamente italiana. A guidarla una comunità di frati cappuccini di Verona. Intanto proprio il tema dell’accoglienza è sempre più spesso strumentalizzato dalla politica ungherese. 26.08.2017
SETTIMO GIORNO
Si è concluso il pellegrinaggio della diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro in Ungheria e Slovenia. Una settimana molto ricca e intensa, che è terminata con la visita a Lubiana, e poi il rientro a casa. Estremamente feconda l’esperienza che hanno vissuto i pellegrini in questi giorni sia dal punto di vista spirituale che di arricchimento storico-culturale, e di approfondimento delle radici cristiane di questi Paesi. 28.08.2017